Teatro

Nicolas Tenerani è un felice Capitan Uncino

Nicolas Tenerani è un felice Capitan Uncino

Sempre più uomini vorrebbero essere come lui, il mitico Peter Pan: sempre giovane, libero e felice. Sarà per questo che lo show musicale costruito attorno a questa amatissima fiaba, con l’aiuto del direttore artistico Arturo Brachetti, sta spopolando da tre anni sui palcoscenici di mezza Italia e torna ora ad esibirsi, dal 20 marzo fino al 2 aprile, nel grande Teatro degli Arcimboldi di Milano. Serate già esaurite, pubblico entusiasta dalla regia di Maurizio Colombi, che è lui stesso attore, cantante lirico e autore musicale. La colonna sonora originale proviene da Edoardo Bennato e dal suo album Sono solo canzonette, riarrangiato in versione musical, a cui si aggiunge un brano inedito, Che paura fa Capitan Uncino. Ed è proprio questo il personaggio che ho scelto di intervistare per voi. Nella vita si chiama Nicolas Tenerani e ha molte cose da raccontare. Com’è il tuo personaggio in musical? Capitan Uncino è il più cattivo dei cattivi, ma è buono d’animo. E’ l’unico, nell’Isola che non c’è, che invecchia e questa è la causa della sua cattiveria. Essendo molto vanesio, o almeno noi lo rendiamo così, per lui lo scorrere del tempo è una tragedia e il coccodrillo, coi suoi modi, rappresenta lo scorrere del tempo. Il personaggio è divertentissimo da fare perché si ha carta bianca: ai cattivi è concesso sempre tutto… nei cartoon come nella vita, purtroppo. Sembri davvero appassionato! Finché dura mi diverto. Sono felice anche di questa intervista: sono un lettore di Teatro.Org e questo ruolo è la mia primissima opportunità teatrale, dopo il lavoro fatto con Scarpati. Sto parlando sul serio: essendo un vostro fedele lettore, voglio una critica feroce. Fino ad adesso è sempre andata molto bene. Si sono sempre viste le venature sopra le righe, come quando facevo il dottor Frankenfurter, ma Capitan Uncino è fantastico, anche grazie al regista. Farlo è stato un piacere. Invece con Agenore, il papà di Peter Pan che interpreto come secondo ruolo, ho avuto molte più difficoltà, per la postura e il regista è stato molto duro con me. Ma tutto è improntato a un qualcosa di cartoonesco. Per caso ti sei rifatto ai precedenti, come magari nel celebre film? Dustin Hoffmann era Capitan Uncino e quello è un film che ho visto, da buon cinefilo, ma qui tutto è nelle mani di Maurizio Colombi. Assieme abbiano tirato fuori un personaggio che non si ispira a nessun altro. E’ giusto che ognuno abbia le sue caratteristiche, tant’è che non abbiamo visto neanche il lavoro del cast precedente, con Manuel Frattini, ma neppure dalle edizioni precedenti abbiamo tratto alcuna ispirazione. E’ tutto nuovo: le coreografie, le musiche, gli arrangiamenti vocali sono nuovi, tutto è diverso. Personalmente sono soddisfattissimo di questo lavoro, qui c’è stata una cura particolari per i ruoli canori e vocali, ottima. E’ bello poter offrire un prodotto qualitativamente così alto: quando si vede uno show con nomi televisivi noti ma non all’altezza, delude. Invece noi abbiamo spettatori che sono venuti a Como e poi sono venuti fino a Bergamo il giorno dopo. Escono col sorriso sulle labbra e sapere di emozionare è bello, è il nostro lavoro! Credi che molto sia merito della direzione artistica di Brachetti? Arturo Brachetti è un eterno Peter Pan, lui ha messo tutto il suo talento negli effetti speciali e Peter Pan vola! La gente non vede i meccanismi e l’ingresso di Peter Pan è in volo. Brachetti è un personaggio magico e ci ha fatto le magie… Io credo che una magia vera ci debba essere. Poi, tutta la colonna sonora è di Bennato, dal Cd Sono solo canzonette, più il brano Viva la mamma e un inedito scritto apposta per la prima edizione, Che paura che fa Capitan Uncino. Sei orgoglioso come l’avessi fatti tu… Parla di me, di Capitan Uncino, è un pezzo in cui lui celebra se stesso, è un vanesio alla millesima potenza! L’unico che invecchia, povero… E’ bello lavorare con questo cast tutto nuovo, ottimi colleghi diventati ottimi amici e non capita sempre. Qui si è lavorato per lo spettacolo, nessuno ha lavorato per se stesso o per emergere, neppure Ugo Conti, che ha fatto film da Oscar, ha cantato e ballato nel ruolo di Spugna ed è stato fonte di consigli sui tempi comici. Insomma, ognuno ci ha messo qualcosa per contribuire al risultato di tutti. Ma davvero piace a tutti? Finora va benissimo, per il terzo anno ed è una produzione tutta italiana, dalla A alla Z, 100% made in Italy e dovrebbe esserci un quarto anno. Siamo contenti, è bello, ci divertiamo e si vede! Insomma, a fare ‘Peter Pan’ si diventa buoni? La nostra è una compagnia buonista, non sappiamo dire altro. Per una volta faccio un lavoro magnifico e posso godermelo fino in fondo. Peccato che siamo agli sgoccioli, ad aprile si finisce. Peter Pan volerà in platea, ci saranno nuovi pirati, chiudiamo un ciclo in bellezza. Si dice che la quarta edizione forse sarà in forma ridotta, per le province, con palchi più piccoli. Perciò questa forse sarà l’ultima possibilità di vedere lo show con tutte le grandiose scenografie esistenti. Progetti futuri? Ci sono tanti progetti e rumors molto pressanti per Bennato col Pifferaio Magico, il progetto incombe, speriamo che arrivi presto, qualsiasi cosa fatta da lui si è rivelata vincente. Bennato dovrebbe essere protetto dall’Unesco. Fra le tante cose che hai fatto, cinema, televisione e teatro, cosa preferisci? Il teatro è la mia soddisfazione più grande. Ora c’è in vista un Otello in chiave rock: io ho il ruolo di Cassio e Heron Borrelli, modenese nonostante il nome, sarà Otello. E’ un progetto italo olandese, le musiche sono di un gruppo olandese, c’è un gruppo teatrale bolognese, Compagnia della Quarta, con Eva Robin's, fra gli altri; una specie di teatro fisico col teatro musical, è da vedere pure questo. Amo lavorare nel teatro con tutte le sue contaminazioni, dove le musiche passano dal ballad al rock duro, con coreografie molto dure. Ci sono tre livelli di impalcature dove ci arrampichiamo e i bicipiti crescono, devo dire. E la televisione? La fiction è stata un’esperienza piacevole, Don Zeno è stata una tra le più viste, ma il teatro ti regala il polso immediato di quello che fai e, se piace, lo capisci subito. Con la macchina da presa non capisci cosa arriva alla gente. Sono una persona sanguigna e ho bisogno di sentire subito cosa sente la gente. Inoltre Giulio Scarpati è stato il mio insegnante di recitazione, a Roma, dove aveva una specie di Accademia biennale. Dopo sei anni ci siamo trovati sul set da colleghi ed ero il suo braccio destro nella fiction; è stato un film-tv in due puntate, girato con la cura del film. Scarpati insomma è stato il mio maestro anche lì, però la musica mi appassiona e abbinare il canto e la recitazione, come accade in un musical, mi va benissimo. Ballare un po’ meno. Ti senti anche musicista? Un po’ sì, d’altronde fuori ho una mia band, i Groove Cafè e giriamo dappertutto, siamo un quintetto, una cover band. Che genere di musica prediligi? Sono un fan di Sinatra, amo il swing, il mio sogno sarebbe lavorare con Johnny Dorelli, nel quale riconosco una classe innata, una voce stupende. Io mi sono innamorato di questo mestiere vedendo Gigi, una commedia musicale con Gianluca Guidi, il figlio di Dorelli, con Isa Barzizza ed Ernesto Calindri che ballava con Guidi. Mi aveva talmente affascinato vedere simili mostri sacri assieme sul palco che ho deciso di intraprendere lo stesso mestiere! Un giorno ho incontrato Gianluca e l’ho ringraziato perché è merito suo se oggi lo faccio. La cosa a cui aspiro maggiormente è fare cose di classe, anche se piccole. Te lo auguro di cuore. A proposito, la vita sentimentale come va? Beh, nella mia vita non ho moglie o figli, ancora no. Con questo mestiere è molto difficile dedicarsi alla famiglia. Io, essendo un perfezionista, vorrei avere una famiglia quando avrò tutto il tempo per dedicarmici. Ora vorrei, ma non ho proprio il tempo. Ma poi, allora, sarò un ottimo padre di famiglia. Per ora vengono a vedermi a teatro le mie sorelle, i miei genitori, che mi hanno sempre sostenuto e i genitori sanno che ci saranno tanti sacrifici. Per cui sostenere un figlio come me è utile, lavorando sodo bisogna fare tantissimi sacrifici. Quello che si vede in tv è la popolarità, ma questo non so se equivale alla bravura. Alcune trasmissioni offrono il successo subito, ma non è detto che serva nel tempo. Per avere credibilità lavorativa ci vuole duro lavoro e umiltà, non bastano i fenomeni televisivi. Quindi non credi nel facile successo, mi par di capire, vero? C’è chi mi chiede consigli e non credo di poter rispondere, ho io ancora tanto da imparare e invece loro, certi giovani che vanno in televisione, contestano i loro professori. L’umiltà invece è fondamentale e direi che in giro scarseggia. Ah ah ah, ho fatto pure il pippone moralista… basta. Ma è vero, mi fanno arrabbiare, anche se parliamo di amici, ma veramente questi sbraitano contro gli insegnanti quando non sono ancora nessuno. Ti disturba? Manca il rispetto che in questo mestiere è fondamentale, assieme all’umiltà e non si sta bene nel gruppo, senza rispetto. Questo mestiere è di gruppo, bisogna lavorare tutti insieme. E’ il suo bello, le tourné, le cene: il gruppo è importante ma, se non sai convivere con gli altri, non ti chiamano più. Io sono tre anni che non mi fermo mai, neanche per una settimana di ferie. Facevo anni fa uno spettacolo a Mirabilandia e subito mi hanno preso per Peter Pan il Musical. Pure là io mi presentavo vestito da Capitan Uncino: allora era destino….